L’immagine è la forma di comunicazione più primitiva e immediata che l’uomo abbia mai utilizzato. Un linguaggio universale e trasversale su cui si sono – contraddizione in termini – spese milioni di parole in teorie della percezione e studi psicologici.
Perché se è vero che un’immagine può potenzialmente essere “letta” da tutti, è altrettanto vero che i modi di leggerla possono essere diversi.
La struttura percepita è quella più semplice
Gli elementi sono raggruppati in funzione delle distanze
La mente tende a raggruppare gli elementi simili
Gli elementi vengono percepiti come un insieme coerente e continuo
Quando gli elementi sono in movimento vengono raggruppati quelli con uno spostamento armonico e coerente
Nel caso gli stimoli siano ambigui la percezione sarà buona in base alle informazioni prese dalla retina
Tutte le parti si possono interpretare sia come oggetto sia come sfondo
Uno schema di riferimento formato da alcune strutture che consente la percezione degli oggetti
Di un’immagine non vediamo tutto. Il cervello seleziona e organizza le informazioni da recepire per elaborare il più velocemente possibile il modo di percepire e agire. L’occhio, con una serie di rapidi movimenti esplorativi involontari, in un primo passaggio elabora una visione più o meno sommaria dell’immagine nella sua complessità e solo in un momento successivo entra nei dettagli.
La teoria della Gestalt analizza i meccanismi empirici attraverso cui la mente umana percepisce gli oggetti e ne elabora le informazioni spazio temporali. I sensi in questa teoria svolgono un ruolo fondamentale. La mente raccoglie le sensazioni e le organizza per individuare forme e categorie innate che si adattano al mondo circostante.